Non starò qui a spiegarvi come si usano il punto e la virgola, voglio dare per scontato che l’aspirante scrittore possegga i rudimenti basilari per l’uso corretto della punteggiatura. Ciò che mi preme è dare l’idea dell’importanza della punteggiatura, di quanto essa sia parte di quel concetto di esattezza che, nella scrittura, è tutto o quasi: scrivere il necessario, scriverlo nel modo, fra i tanti, che sia il migliore. E proprio nel modo, nello stile, che la punteggiatura occupa una posizione privilegiata: essa pertiene all’ordine delle parole e della frasi, la struttura e la logica del discorso.
L’editor deve trattare l’uso della punteggiatura come uno dei tanti dettagli necessari che ineriscono alla scrittura.
Punteggiatura e stile
C’è un passo talvolta citato – lo cita anche Raymond Carver (1938-1988) ne Il mestiere di scrivere (Einaudi, 2015, p. 8) – di un racconto di Isaak Babel’ (1894-1940), Guy de Maupassant (1932), che rende al massimo l’idea del peso che può avere anche un punto nell’economia dello stile:
Allora mi misi a parlare dello stile, dell’esercito delle parole, un esercito che combatte con armi di tutti i generi. Nessun ferro può penetrare nel cuore umano con più gelida forza di un punto messo al momento giusto.
(in L’armata a cavallo. Racconti di Odessa. Racconti vari editi e inediti, trad. it. di Gianlorenzo Pacini, Istituto Geografico De Agostini, 1982, p. 305.)
Consiglio di lettura: “Questo è il punto” di Serafini
Tra i tanti testi dedicati alla punteggiatura, ne consiglio uno che si distingue per l’approccio al tema, distante dalla freddezza normativa di una grammatica: Questo è il punto. Istruzioni per l’uso della punteggiatura (Laterza, 2012) di Francesca Serafini. Si parla di punteggiatura, qui, con un tono divulgativo e a tratti narrativo, ricorrendo tanto alla letteratura, e tutto ciò rende la lettura rapida e piacevole senza nulla togliere alla finalità del libro: insegnare l’uso della punteggiatura.
Il presupposto da cui parte Serafini è un errore di percezione diffuso:
E questa convinzione radicata – l’associazione fuorviante tra punteggiatura e pausa, in senso più stretto, nella respirazione – è il nostro magnete: ciò che continua a disturbare l’ago della bussola normativa. E va contrastata con la consapevolezza che le uniche pause che segnalano i segni interpuntivi sono quelle logico-sintattiche.
(cito dalla seconda edizione, Laterza, 2014, p. 8.)
La punteggiatura non corrisponde alla gestione delle pause, bensì al dominio delle frasi. Saper usare perfettamente i segni interpuntivi permette, a chi scrive, di formulare in maniera chiara anche i periodi più intricati. La punteggiatura svolge un ruolo basilare nel campo della sintassi. L’uso della punteggiatura esige precisione massima: un errore di punteggiatura può mutare il senso di una frase.
Vonnegut vs. punto e virgola
Mi piace chiudere con un passo di Kurt Vonnegut (1922-2007), un consiglio da seguire o meno, e però utile a comprendere quanto la norma, la grammatica, non vada presa in modo troppo rigido quando si vuole scrivere un romanzo o un racconto:
Ecco una lezione di scrittura creativa.
Regola numero uno: non usare il punto e virgola. È un ermafrodito travestito che non rappresenta assolutamente nulla. Dimostra soltanto che avete fatto l’università.
(Un uomo senza patria [2005], trad. it. di Martina Testa, Roma, Minimum Fax, 2006, p. 27.)
Antonio Russo De Vivo © 2020