Definire il tutoring è facile, comunicare all’altro che cos’è il tutoring è difficile. Nel senso che tale attività non può essere pienamente compresa se non viene vissuta. Questa, potrei limitarmi a dire, è la parte esperienziale dell’editing.
Che cos’è l’“editing”
In quanto editor, come scritto altrove, mi occupo della “cura di un testo in vista della pubblicazione”. Aggiungerei: “eventuale”: i testi cui lavoro non sempre diventano libri: precedo una fase, quella della pubblicazione, della quale, essendo un editor freelance, non ho il diretto controllo. Alcuni però lo diventano, l’elenco è nel portfolio, per vederlo clicca qui.
La cura del testo, l’editing, la gestisco nelle seguenti fasi:
1. lettura del testo;
2. dialogo con l’autore in cui si fa quello che è comunemente chiamato “macroediting”: si propongo interventi su cose tipo struttura, personaggi, voce narrante, ecc.;
3. lavoro sul testo, incluso quello che è comunemente chiamato “microediting”: si interviene sullo stile, cioè su come scrive l’autore, per renderlo non semplicemente, come si direbbe in linguistica, “grammaticalmente corretto”, ma anche bello, elegante, adeguato al contenuto del testo.
Tali fasi sono approntate svolgendo altre attività parallele: suggerimento di libri da studiare o film da vedere o altro di simile, studio di libri che riguardano o possono riguardare il testo, scambi di idee potenzialmente capaci di mutare il testo durante il lavoro.
Che cos’è il “tutoring”
Il tutoring non è il lavoro sul testo concluso che l’autore propone all’editor. Si tratta, invece, di un lavoro su un “progetto di testo”.
Per semplificare, ecco le fasi del tutoring:
1. l’autore ha un’idea di testo e la propone all’editor;
2. autore e editor iniziano un dialogo per “immaginare la forma del testo”: una fase di macroediting il cui fine è lo “schema” del testo, la mappatura, lo scheletro; un brainstorming continuo che si conclude esattamente con la fine del tutoring;
3. immaginata la forma del testo, l’autore scrive e l’editor lo affianca per trarne il meglio: monitora la scrittura, guida l’autore, lo stimola per fargli venire idee utili al testo, suggerisce libri e altri materiali (ad esempio: visivi) da studiare. Intanto, se richiesto, l’editor fa anche editing.
“Tutoring”: la parte esperienziale dell’“editing”
Dicevo: il tutoring è la parte esperienziale dell’editing.
Lo si intuisce dalle fasi sopra riportate. Autore e editor affrontano insieme una esperienza tra le più esaltanti dell’uomo: la creazione di un’opera artistica. Perché un testo letterario, a prescindere dalla qualità, è sempre un’opera artistica.
Non è un’esperienza unica, cioè limitata alla creazione, ma plurima: convergono infatti, durante il tutoring, una serie di esperienze: scrittura, studio e apprendimento, scambio di idee, emozioni.
Il miglior tutoring è quello in cui vengono raggiunti due obiettivi:
1. la creazione del testo;
2. la crescita, il miglioramento dell’autore (e dell’editor: non si finisce mai di studiare, imparare, migliorare). In che modo? Raggiungendo una maggiore consapevolezza dei “ferri del mestiere” utili alla scrittura, raggiungendo una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti.
L’editor, nell’attività di tutoring, può essere anche insegnante di scrittura creativa.
Per il tutoring, oltre a una serie di conoscenze relative al suo ruolo di editor (narratologia, letteratura, linguistica, ecc.), risultano utili quelle che vengono chiamate soft skills, cioè competenze trasversali, non inerenti direttamente al ruolo. E poi ci vuole anche fortuna. C’è quella parte irrazionale, nel rapporto autore-editor, che deve funzionare.
Antonio Russo De Vivo © 2021
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