Sicché, può vederla ogni giorno, di notte, soli in sogno. Qualcuno deve aver avuto pietà di lui, o qualcuno deve aver pensato, da chissà dove, che certe cose vanno fatte per salvare una parte di mondo.
Arto sogna, e la vita si sgretola e la stanza si scioglie e lui vede infine Tessa, a letto, aprirsi all’abbraccio. A quel punto è tardi, lui va in quell’abbraccio e esce e entra e ora è qui, a vivere al suo meglio.
“Tu mi cerchi, io ti cerco, ma trovandoci si crea un buco, di là”.
“Di là, dove?” le chiedo, ogni volta.
“Lo sai, di là…”
Tessa ha posto il suo abbraccio su una linea che sta tra il qua e il là. Qua io sono felice, là invece no.
“Non può continuare, quel buco finirà per contrarsi”.
Non so che vuole dirmi, Tessa, ma quel buco io non lo vedo come lo vede lei.
Io da qui vedo, a pochi passi da noi, un antro che è un bosco in cui i fiori non fanno che aprirsi in continuazione e emanare odori, odori che sono un solo odore che è proprio l’odore di Tessa.
A un certo punto siamo pelle calda e umida che si fonde e insieme una statua dorata la cui luce acceca il resto di tutto, questo finché finisce e allora il fuoco si spegne e alcune fiammelle vanno in fila indiana verso il buco.
Capisco che è la fine, a quel punto. Entro nell’antro, rido, tocco i fiori allegri, le fiamme danzano, c’è una musica sempre diversa di donna viva depressa che fuma e ride e io però non ricordo mai, una volta di là.
Di là sarebbe dove tutti si spingono, in treno, in direzione città. In città le persone salutano ma non pensano mai veramente a me. Ogni persona deve avere un suo di qua, immagino, e un suo buco e una sua farfalla o uccello o altro animale che apre le ali all’ingresso nel Sogno. E come si può non pensare sempre al Sogno? Io ci penso e il mio Sogno è Tessa, non so invece per gli altri.
Una volta l’ho chiesto alla mia amica Carola, “Carola, com’è il tuo Sogno?”
Carola mi ha guardato come se stessio violando qualcosa che è come una pelle, si è fatta rossa e sembrava voler parlare ma quando ha parlato mi ha detto “Arto, non sono mica cose che si chiedono”.
“No, hai ragione. Il mio però voglio dirtelo, che sei mia amica e se non lo dico a qualcuno a me ogni notte sembra semplicemente di morire felice”.
“No, non puoi dirmelo. Goditi il Sogno finché dura, lo sai che chiunque si sia girato nel mondo di qua mentre stava nel mondo di là, il nostro, e lo ha descritto, ha finito per…”
Sì, lo so che nessuno può girarsi indietro, vedere e comunicarlo. Lo so che ciascuno deve restare assolutamente solo col suo Sogno, ma mi chiedo se poi questa regola funzioni davvero, se accada davvero ciò che tutti temono.
Carola è una persona a un tempo gentile e crudele. Ogni weekend mi invita a casa sua, mi lega a letto, mi fa uscire il sangue dalla schiena, e poi veglia su di me mentre vivo il mio Sogno. E il giorno dopo mi sveglio che non sono più legato, e che lei ha la faccia del pianto, e io ogni volta le chiedo scusa nonostante lei il giorno prima sia stata crudele. Ma non posso guardare indietro, il giorno dopo conta più di tutto e ogni giorno dopo Carola ha pianto per colpa mia.
Qualche volta le ho chiesto perché piange sempre tutte le mattine e perché mi libera.
L’ultima volta mi ha risposto, non lo aveva mai fatto.
“Perché non riesco mai a tenerti da me, per quanto ti faccia sanguinare alla fine sogni sempre”.
“È Tessa” le ho risposto, “non mi lascia mai, è fatta così”.
Tessa, di qua, ora mi sta dicendo che io sono il suo Sogno, e io non ci capisco più niente. Come posso essere il Sogno del mio Sogno che una volta non era il Sogno ma esisteva davvero nel mondo di là e poi da un giorno all’altro è sparita, lasciandomi un buco nel letto? Tutto ciò non è possibile, anzi è anche strano, e io le dico proprio “Tessa, quello che dici non è possibile anzi è anche strano”. Ma Tessa mi dice che io non posso capire, che sono ancora legato al di là mentre lei no, “io sono Sogno che sogna, Arto. E ogni notte sogno te”. È strana Tessa, che io ricordi Tessa nel mondo di là era sempre come se non esistesse, cioè come se volasse in mezzo a tutti e però si vergognasse pure di farlo e allora lasciava una fune e mi diceva “tienimi, Arto, che ho paura di volare e non vederti più. Le mie ali sono troppo grandi, non so come usarle”. A pensarci bene questo me lo disse che aveva la testa bassa e gli occhi chiusi, lì in alto rispetto a me. Il cielo era luminoso, la luce era troppa. Ricordo che le sorrisi e lei aprì gli occhi e mi sorrise, a modo suo. Un sorriso strano, quello di Tessa, un sorriso nascosto. Troppo tardi ho capito che si nascondeva dal mondo di là, e un po’ ci riusciva seppur fosse lei, bella come è Tessa. E poi, rispetto a noi del mondo di là, Tessa riusciva a fissare la luce, io quando ci provavo mi bruciavano gli occhi e piangevo senza tristezza. Comunque.
A questo punto devo andare, c’è la solita musica che è la sua musica e il solito odore che è il suo odore e i fiori e le fiammelle che danzano e l’antro che devo attraversare. Solo che Tessa piange.
“Dai Tessa, tanto ci vediamo domani, come sempre” le dico.
Ma Tessa mentre piange mi dice che sta accadendo, che il buco si ora contrae e che se il buco si contrae addio Sogno, addio sogni.
Io faccio un gesto con la mano e le sorrido, ma una volta nel buco le pareti mi si attaccano addosso e la musica stona e i fiori avvizziscono e io mi sveglio che sudo e piango.
C’è Carola che ride, e il mio corpo è legato.
“Hai fatto presto” mi dice.
Per la prima volta faccio veramente caso al suo viso ai suoi capelli al suo collo, è tutto bianco, troppo bianco, e io sono abituato a un altro colore che è il colore del fuoco e del campo di fiori e della luce.
Io mentre piango dico che non finisce proprio niente, qui, e chiudo bene gli occhi.
Sono di qua, il letto ha uno spazio vuoto accanto e la stanza annega su un mare calmo, così calmo da sembrare infinito. Mi affaccio alla finestra perché non può mica essere che il mio Sogno sia finito.
Vedo Tessa, fuori, a testa bassa e a occhi chiusi, su uno scoglio che ha la forma di conchiglia e che è pieno di conchiglie.
Lì capisco che anche lei sta cercando il suo Sogno, cioè io. E se non ci vediamo allora no, non ci stiamo sognando e i nostri Sogni si sono rimarginati. Il mare calmo è il suo mare calmo, allora per lei forse va bene così, penso da dietro la finestra della stanza che galleggia.
Apro gli occhi, faccio colazione con Carola. Penso a Tessa che mi pensa, e però il pensiero non ha mica la forza del Sogno. No.
Antonio Russo De Vivo © 2024
* l’immagine è un frame dal film The Lighthouse (USA / Canada, 2019).