Italo Calvino, l’esattezza

Italo Calvino (1923-1985) dedicò una delle sue Lezioni americane all’esattezza.

Mi riferisco alla terza lezione: Exactitude.

Detto en passant, gli appassionati e/o studiosi di narratologia e di scrittura creativa non possono prescindere dalla lettura di Lezioni americane. Eppure, quest’opera di Calvino ha un potere principalmente evocativo e immaginifico, non offre indicazioni tecniche sulla scrittura.

Lezioni americane

Le Lezioni americane, destinate al ciclo di conferenze che Italo Calvino doveva tenere presso l’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-1986, sono incentrate sui valori letterari da preservare per il prossimo millennio ̶ e cioè quello che stiamo vivendo. Il titolo originario è Six memos for the next millennium (Sei proposte per il prossimo millennio). Italo Calvino morì prima dell’impegno accademico e così ci sono pervenute, in una pubblicazione postuma, cinque delle sei lezioni previste: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità.

La peste del linguaggio

Italo Calvino parte da una constatazione difficilmente contestabile: vige, ai suoi tempi (e, per estensione, ai nostri), un uso del linguaggio approssimativo, casuale, sbadato. Giunge a una conclusione che ha addirittura dell’apocalittico:

Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.

[Lezioni americane, p. 58.]

L’esattezza

Coltivare un valore come quello dell’esattezza è un modo per sfuggire a questa peste.

La definizione che ne dà Italo Calvino dovrebbe essere un monito per chiunque si accinga a scrivere di qualsivoglia tematica:

Esattezza vuol dire per me soprattutto tre cose:

1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato;

2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili; in italiano abbiamo un aggettivo che non esiste in inglese, «icastico», dal greco eikastikòs;

3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.

[Ivi, p. 57.]

Occorre essere esatti, sempre, da un punto di vista semantico, ma occorre, innanzitutto, avere ben chiaro cosa si vuole scrivere, come e perché; pianificare e curare in ogni singolo dettaglio.

Il libro

Italo Calvino

Lezioni americane

Garzanti, Milano, 1988

pp. 121

© Antonio Russo De Vivo 2019

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