Sarebbe bello sapere, per questioni meramente archeologiche, quando in Italia si è imposto l’uso della parola inglese «editor» a indicare, secondo dizionario, colui o colei cui è affidata la cura di un testo in vista della pubblicazione. E per “cura”, una parola così dolce e rassicurante, si sottintende dialogo con l’autore al fine di modificare/rivoluzionare il testo iniziale secondo criteri stilistici, strutturali ma anche extra-testuali, e cioè a partire seguente presupposto: poiché il testo è stato scritto per diventare un libro, urge relativamente piegarsi alla domanda (il lettore) in un’ottica di mercato in quanto, fa sempre bene ricordarlo, l’editoria è un mercato.
Dietro le quinte dell’opera, di fatto, si svolge un fascinoso conflitto: da un lato l’editor che pone problemi seguendo il suo intuito, le sue conoscenze, la sua esperienza nel settore, ma anche la destinazione dell’opera e il target di lettori; dall’altro l’autore, che li risolve fidandosi ciecamente o opponendosi.
Quali ruoli può svolgere l’editor
L’editor potenzialmente contiene figure diversificate dell’editoria: lo scout, cioè colui che trova libri e autori; il redattore, colui che revisiona i testi da pubblicare (ma non solo: può tenere i contatti con gli autori, svolgere mansioni di ufficio stampa, e tanto altro); il correttore di bozze, colui che corregge le bozze individuando soprattutto i refusi.
L’eterogeneità insita in questo ruolo giustifica una certa confusione terminologica: la parola «editor» può essere usata in luogo di o accanto alle formule direttore editoriale (figura di grande potere in una casa editrice: decide chi e cosa pubblicare), consulente editoriale (legge e valuta i testi per eventualmente proporli alla casa editrice), direttore di collana (decide i testi da inserire nella collana della casa editrice che gestisce).
La confusione dimostra che le figure suddette sono, di fatto, editor che si occupano di cose che esulano o superano il ruolo originario. L’editor, infatti, ha oggi competenze concernenti non solo il testo, ma anche il contesto, e cioè quanto ruota intorno al mercato del libro, ambito che va interpretato e affrontato per far sì che ciò che si decide di pubblicare, il libro, non resti materiale inerte, invenduto, oggetto fuori mercato.
L’editor può addirittura proporre a un autore un progetto di libro da scrivere, partendo da un tema, da un’idea, da valutazioni incentrate su un determinato target.
Che cos’è un editor freelance
È diffusa, oggi, la figura dell’editor freelance, una figura che ha un rapporto più fluido con il campo editoriale, non collocata esclusivamente nell’organigramma di una casa editrice.
L’editor freelance può porsi al servizio dell’autore, spendendo le proprie competenze per soddisfarne le esigenze/richieste a prescindere dalla destinazione del testo. Per quanto ciò suoni ambiguo e discutibile – anche per gli indubbi riflessi sulla modalità del lavoro, su come si edita il testo – non va dimenticato che un autore, oggi, per il suo testo può valutare diverse alternative all’editoria: dal web al self-publishing, non escludendo la pur deprecabile editoria a pagamento.
L’editor freelance può collaborare in via estemporanea nei diversi campi dell’editoria: dalle stesse case editrici alle agenzie letterarie e ai concorsi letterari.
Antonio Russo De Vivo © 2020
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In foto: Gordon Lish outside the Esquire offices, in New York, ca. 1970.
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